Uno dei maggiori problemi riguardanti la calvizie è il suo effetto antiestetico: la perdita di capelli determina un diradamento vistoso che può disturbare e mettere a disagio il soggetto colpito. La chirurgia viene incontro a questo bisogno di cura estetica: vi sono diversi trattamenti utili a mascherare gli effetti della calvizie.

Una di queste tecniche è l’impianto di capelli. Tecnica tricologica avanzata, con l’impianto il chirurgo è in grado di innestare capelli, sintetici o naturali, in quei soggetti la cui calvizie è irreversibile e grave. Nata in Giappone verso il 1980, quest’operazione di chirurgia estetica ha due varianti possibili:

  • impianto di capelli di fibra sintetica, colorati con pigmenti inorganici;
  • impianto di capelli veri e sterilizzati provenienti da un donatore.

Le due tecniche, nonostante i grandi miglioramenti nel corso dei decenni, hanno tuttavia perso rilevanza a causa di nuove varianti più affidabili e avanzate, come la tecnica F.U.T. e l’autotrapianto F.U.E. D’altronde l’impianto di capelli, soprattutto nella sua tipologia non-sintetica, soffre di un limite, che è quello della compatibilità tra il donatore e il soggetto in cura.

L’innesto di capelli sintetici, invece, persiste nella pratica chirurgica in alcune nazioni, tra cui l’Italia, mentre è stato vietato in altri stati, come gli USA, per via della presunta rischiosità del trapianto e del successivo trattamento.

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Come avviene l’impianto di capelli?

Il capello sintetico non presenta differenze strutturali rispetto a quello naturale: è composto da un lungo fusto alla cui estremità – quella che s’innesta all’interno del cuoio – è presente un piccolo “cappio”, un nodo che garantisce al capello di agganciarsi in profondità, circa a 10 mm dalla superficie, all’interno del cuoio capelluto. L’innesto di capelli avviene attraverso una procedura relativamente semplice: i capelli vengono immessi in profondità, e il cappio si chiude, ancorandosi nella zona sotto il cuoio capelluto che si chiama galea capitis. Qui il capello subisce un processo di epitelizzazione che permette al capello di farsi più resistente ed elastico, proprio come se diventasse un capello organico.

La maggiore elasticità è data dal collagene, una proteina prodotta naturalmente dal corpo umano, la quale viene utilizzata da molti produttori di capelli artificiali proprio allo scopo di garantire ai loro prodotti una maggiore “naturalezza”. Altro materiale spesse volte utilizzato dai produttori per migliorare la qualità dei capelli sintetici è il polibutilentereftalato, che assicura resistenza alle sollecitazioni meccaniche ricevute dai nuovi capelli impiantati.

I chirurghi estetici che praticano l’innesto utilizzano una semplice anestesia locale nella zona interessata dall’impianto: ogni capello viene successivamente inserito, uno per volta, attraverso un piccolo canale (0,3 millimetri di diametro) creato da uno strumento apposito. Una volta inserito nel canale e raggiunta la profondità adeguata, il corpo rigenera autonomamente la sutura, e le cellule che riempiranno il vuoto avvolgono insieme il capello, ancorandolo al cuoio capelluto.

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Quali sono i rischi dei capelli sintetici?

impianto capelli rigettoL’impianto dei capelli sintetici è caduto in disuso, anche se non quanto l’impianto di capelli provenienti da donatore. Questi ultimi presentano complicazioni anche serie, mentre i primi hanno il semplice svantaggio di necessitare di numerose repliche dell’intervento, per re-infoltire le zone che, nel tempo, subiscono diradamenti. I diradamenti avvengono perché i capelli innestati, pur resistendo agli strappi meccanici in maniera efficiente, una volta che lo strappo è tale da staccare il capello dal cuoio capelluto, la sua ricrescita – ovviamente – non avviene. Perciò ogni tanto i soggetti che eseguono l’intervento sono costretti a ripetere la procedura. Ciò spiega il progressivo abbandono di questa tipologia di intervento chirurgico.

L’abbandono della tecnica è dovuto anche all’avanzare di tecnologie e tecniche innovative e più all’avanguardia, come quella dell’autotrapianto, la quale è in grado di evitare complicazioni quali il rigetto e facilita la ricrescita. D’altronde anche l’autotrapianto presenta difficoltà. In questo senso al trattamento a posteriori è sempre preferibile la prevenzione a priori: attraverso esami periodici di controllo nei centri tricologici, è infatti possibile riconoscere le prime avvisaglie della calvizie; si è quindi in grado di meglio limitarne gli effetti antiestetici con rimedi meno drastici e più economici.

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